Con questa proposta, che è insieme di "lettura" della città e di progetto, intendiamo procedere alla identificazione ed alla circoscrizione di ambiti urbani che siano suscettibili di riqualificazione attraverso una serie di interventi minuti, miranti a creare un tessuto urbano laddove non esiste o a ricucirlo e renderlo leggibile laddove la sua percezione è compromessa.
Abbiamo, sostanzialmente, suddiviso il nucleo urbano in ambiti territoriali, utilizzando come criterio di identificazione la loro possibile "enucleazione" dal contesto attraverso strade di larga percorribilità e di sezione rilevante.
Si tratta dunque di un criterio puramente "di comodo" che permette tuttavia una rapida riconoscibilità delle zone di intervento ed un loro immediato posizionamento all'interno della più ampia maglia urbana.
Ad ogni ambito abbiamo associato una scheda che si compone di tre parti, redatte con differenti tecniche di descrizione: grafica, testuale, e fotografica.
Ad ogni scheda è poi associato un numero che fa riferimento alla collocazione dell'ambito territoriale dentro il nucleo abitato, ed anche tale numerazione è arbitraria, non comportando alcuna priorità in ordine ad importanza ambientale o priorità progettuale e non segnalando dunque nessun tipo di classificazione gerarchica.
Nella scheda trovano posto alcune immagini che focalizzano la situazione attuale ed evidenziano alcuni dei problemi del luogo in esame, una foto aerea che consente una visione d'insieme dell'ambito urbano ed una planimetria che evidenzia, tramite l'uso di ideogrammi, i nodi problematici e gli eventuali nuclei d'intervento da noi identificati al suo interno.
Della scheda fa inoltre parte un sintetico testo che descrive le caratteristiche del sito e adombra le proposte che derivano dalla interpretazione che ne abbiamo dato.
Dalla unione di tutte queste schede deriva una planimetria complessiva della città che mostra l'individuazione di assi, percorsi, sequenze che si propongono, tutte, come elementi di una operazione di complessivo "ridisegno" della città, fondato sui caratteri concreti dell' abitato e non sulle sue aggettivazioni astratte. In concreto si propongono delle sollecitazioni progettuali il cui quadro d'unione realizzi una sorta di progetto urbano fatto di operazioni architettoniche di differente entità, ma sembre miranti alla manipolazione concreta di un area, di un muro, di un manufatto, di una piazza.
Lo scopo di questa operazione non è dunque la suddivisione della città in "zone" astratte e la loro regolamentazione, quanto piuttosto l'adesione ai caratteri orografici e costruttivi del sito e la sua trasformazione in dati utilizzabili progettualmente. Confidiamo tuttavia che dallo studio attento delle connessioni e dalla loro saldatura derivi in realtà una sorta di canovaccio seguendo il quale sia possibile l'ottenimento di un nuove disegno urbano complessivo; che esso sia poi fondato su dati concreti e minuti, piuttosto che su grandi e totalizzanti ipotesi di intervento a grande scala ci sembra un pregio, piuttosto che un difetto.
Naturalmente, abbiamo già avuto modo di dirlo, le nostre indicazioni progettuali sono appena adombrate, e questo in funzione del carattere aperto e largamente interlocutorio che la proposta, al momento attuale, desidera mantenere: ciò, però, non comporta affatto una preclusione ideologica nei confronti dell' intervento di forte caratterizzazione e di rilevante entità, ma solo un rimando alla qualità del suo disegno ed al controllo, caso per caso, della sua effettiva necessità e rilevanza architettonica.
Le schede hanno anche (ma non soltanto) valore didascalico: esse permetteranno a chi non s'intende di urbanistica o di architettura di circoscrivere e dunque meglio comprendere le questioni di cui si tratta e di potere proporre a sua volta altri problemi, di immaginare altre soluzioni, al di fuori (e se si vuole anche "contro") di quelle rigide schematizzazioni cui ci ha abituato da anni l'urbanistica tradizionale.
Proprio questo è l'uso che di esse auspichiamo: che vengano proposte agli abitanti dei singoli ambiti presi in considerazione e che questi le arricchiscano con indicazioni preziose per l'approfondimento e lo svolgimento della fase esecutiva del piano.
Queste schede dunque non sono che un primo passo verso il superamento di un rapporto puramente "burocratico" dello strumento urbanistico con la città ed il tentativo di iniziare a porre la questione, fondamentale, del miglioramento dell'assetto urbano, del progetto della città, o, se vogliamo, del "Disegno Urbano" attraverso (e non più "nonostante") l'architettura.
Se esse verranno lette in quest'ottica, e secondo queste indicazioni, si riveleranno assai meno laconiche di quanto non sembrino e mostreranno contenuti inusitati; ma bisognerà, per coglierli, abbandonarsi alla suggestione dell'architettura, immaginare cioè come questi segni potrebbero divenire pietre, "farsi" architettura costruita.
Non è possibile, infatti, continuare ad ipotizzare una urbanistica preoccupata solo di zone e di standard e del tutto indifferente alla concretezza della città fisica, occorre che essa inizi (ovvero ritorni) a prendere in considerazione ciò che in fin dei conti è la città perchè la invera: l'architettura, proposta, progettata e costruita, laddove per architettura si intenda non solo il singolo edificio, ma anche il progetto del suolo, di un giardino, di una gradinata, di una fontana, così come, del resto, è sempre stato.
Se la nostra committenza si mostrerà sensibile, come auspichiamo, a tale "sollecitazione" progettuale essa avrà una opportunità per divenire, effettivamente (e non solo "istituzionalmente") committenza, di interrogarsi, cioè intorno ai propri effettivi bisogni (non quelli socio-economici, importantissimi per carità!, ma cui l'architettura non può offrire, per via diretta, alcuna soluzione; bensì quelli fisici, strettamente connessi alla bellezza ed al funzionamento della città), individuare dei programmi precisi e le loro possibilità di concretizzazione, individuare in quale smagliatura nel tessuto cittadino il progetto di architettura possa rivelarsi risolutivo e poi, esattamente come fa chi vuole costruire per se una casa e "chiama" l'architetto, proporre questi temi ai progettisti e richiedere ad essi, dunque, la soluzione a concreti problemi nodali nello sviluppo del progetto urbano e la capacità creativa di immaginare quale concreta architettura possa essere la migliore in quel momento e per quel punto.
Nel quadro di unione delle schede si avrà la possibilità di rilevare, qualora si disponga della necessaria pazienza, tutte quelle tessiture il cui ordito, nella singola scheda, va perduto, o comunque non si rende immediatamente percepibile. Si tratta di camminamenti, percorsi, o anche solo di rimandi visuali e persino solo concettuali che innervano in qualche misura l'intero nucleo urbano e costituiscono quella griglia sulla quale, ora, la nostra committenza è chiamata, in primo luogo, a costituirsi in quanto tale, e poi ad esercitare la sua capacità gestionale e creativa.
Si tratta, bisogna dirlo, di un tentativo che non si innesta su una tradizione disciplinare consolidata, e che perciò comporta elementi di fragilità e di imprecisione, così può anche darsi che per qualche aspetto esso appaia velleitario o superficiale: ma se ne potrà migliorare il metodo, e se ne potranno approfondire i risultati in sede esecutiva; basta che esso venga ritenuto promettente e che la nostra committenza ne accetti, quantomeno, la direzione e si mostri propensa a percorrerla. Del resto queste nostre schede non si propongono che come un contributo, modestamente propedeutico, alla costruzione della città reale, ne preconizzano, per così dire, l'architettura, senza pretendere di significare qualcosa senza di essa.
PIANO REGOLATORE GENERALE Variante Generale STUDIO DI MASSIMA
ANNO 1997
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